Effetti dell'isolamento sociale ai tempi della pandemia
- mariataranto
- 29 apr 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Come gestire l'impatto psicologico del Covid-19

L'imperativo che ci ha accompagnati in queste settimane di quarantena è sempre stato "STATE A CASA". Abbiamo dovuto modificare radicalmente ogni nostra abitudine quotidiana, limitando al massimo la nostra libertà personale per preservare la nostra salute e quella degli altri. La sfera che maggiormente ha risentito di tutto ciò, è stata quella degli affetti e delle relazioni interpersonali: il distacco improvviso da amici, fidanzati, familiari, compagni di scuola, colleghi ha sicuramente rappresentato una ferita molto dolorosa da sopportare.
Ciascuno ha provato con la tecnologia a colmare seppur in minima parte distanze sempre più grandi: a farne tuttavia le spese più pesanti sono coloro che appartengono alle categorie già classificate come fragili prima dello scoppio della pandemia.
Parliamo di anziani, bambini, persone socialmente svantaggiate o con pregresso disagio psicologico per i quali si è pensato poco o nulla per poterli aiutare a gestire un'emergenza altrettanto importante come quella sanitaria.
Nessuno si è chiesto cosa potesse significare l'invito a stare chiusi in casa per tutte quelle famiglie problematiche fatte di conflitti, di violenza e di tensione costante, per tutte quelle persone che vivono da sole in zone periferiche e senza mezzi e tecnologie per comunicare, nessuno si è chiesto cosa potesse rappresentare stare chiusi in casa per tutte quelle famiglie che convivono magari già da tempo nella solitudine delle istituzioni, con una qualche forma di disabilità mentale o fisica nella propria casa.
In tutte queste situazioni l'isolamento forzato ha rappresentato un vero e proprio amplificatore di vissuti emotivi negativi. I
l beneficio impagabile che fornivano le relazioni interpersonali e il tempo trascorso fuori dalle mura domestiche ha lasciato spazio a sentimenti di vuoto, paura, preoccupazione, angoscia e percezione di forte vulnerabilità.
Volendo riprendere una metafora molto efficace di Harris, possiamo considerarci come barche nel bel mezzo di una tempesta: anche quelle che si trovano in un porto sicuro devono gettare l'ancora per evitare che la forza della tempesta le spazzi via. Allo stesso modo anche noi abbiamo bisogno di trovare la nostra ancora e gettarla per non lasciarci travolgere dalla forza della tempesta.
Nessuno può sapere quando la tempesta passerà, ma ciascuno può imparare a scoprire la propria ancora di salvataggio. Provare emozioni contrastanti e dolorose in questo periodo è normale, ma se ti accorgi che stanno diventando ingestibili parlane con uno specialista e non aver paura di chiedere aiuto.
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